L’occupazione si è chiusa venerdì 30 marzo 2012.

L’assemblea di #occupy Liberazione ringrazia di cuore tutti coloro che l’hanno sostenuta, che hanno donato la loro solidarietà, la loro amicizia, il loro palpabile affetto. Ringrazia, naturalmente, Mp5 che, grazie alla sua arte, dal vivo, è riuscita a interpretare e lasciare un segno indelebile della nostra presenza.

Speriamo di rivederci almeno in un “roxy bar”!

 

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Vertenza Liberazione
Rifondazione comunista sconfigge tragicamente i suoi lavoratori
 
 
Si è conclusa la vertenza di Liberazione.

Rifondazione comunista (che attraverso la società editoriale Mrc di cui è unica socia si è opposta in maniera miope a ogni tentativo di soluzione costruttiva, a ogni proposta di ulteriore sacrificio che non smantellasse il giornale e la redazione) infligge ai suoi lavoratori e lavoratrici una tragica sconfitta.

Ci siamo battuti ostinatamente per due obbiettivi: la salvezza del giornale e i nostri posti di lavoro.

Invece andremo tutti e tutte in Cassa integrazione a zero ore. Abbiamo firmato la richiesta per evitare ulteriori difficoltà a colleghi già provatissimi (il mancato accordo avrebbe implicato complicazioni e ritardi nell’erogazione dell’ammortizzatore sociale). A fatica abbiamo ottenuto, pare, il pagamento delle nostre spettanze ma non lo smaltimento delle ferie arretrate normalmente previsto prima dell’inizio della Cassa. Abbiamo addirittura dovuto accettare la rateizzazione dei buoni pasto arretrati (un migliaio di euro a testa, parte integrante della nostra retribuzione).

L’annunciata ripresa delle pubblicazioni appare persa nella nebbia (la si lega tra l’altro a un “adeguato stanziamento” anche per il formato in Pdf non solo per il 2012 ma anche per “il seguente biennio”).
Non a caso Regione Lazio e Ministero del Lavoro si sono dovuti impegnare in una serie di accertamenti per verificare la credibilità di una “sospensione” che al momento sembra sine die, nonostante le opposte assicurazioni, offerte in primo luogo ai militanti del Prc impegnati in una generosa sottoscrizione per un giornale che non c’è.

Nessun conforto ci deriva ormai dal rifinanziamento del Fondo per l’editoria per 120 milioni: risultato certamente ancora insufficiente, ma significativo, di una lotta che ci ha visto in prima fila. Ai tavoli sindacali abbiamo appreso infatti che il contributo maturato nel 2011 da Liberazione è stato interamente ceduto al Prc in cambio del denaro anticipato al giornale con il meccanismo della cessione di credito. Invano abbiamo chiesto che quel denaro fosse reinvestito nella ripresa di Liberazione.

Buio completo, quindi. Il portato di una storia collettiva durata vent’anni dilapidato, una redazione dispersa, un bene comune spento per decisione di pochi.

Unico punto guadagnato, visto che l’assoluta equità per tutte e tutti è stata la linea portante della nostra lotta, l’impegno strappato all’editore di richiamare, nel caso di ripresa di Liberazione, colleghe e colleghi secondo criteri di “rotazione equa”. La domanda è però se il ricorso alle nostre professionalità avrà luogo anche per quanto riguarda altri prodotti editoriali variamente riconducibili al Prc, oppure se il progetto non sia proprio quello di spostare le necessità comunicative di Rifondazione su altri progetti, diversi da Liberazione, e senza l’incomodo di una redazione pensante che qualcuno ha definito “ingovernabile”.

Ringraziando del complimento, orgogliose/i della nostra disobbedienza, della tenacia e della limpidezza della nostra resistenza, abbracciamo con gratitudine tutti/e coloro, soggetti singoli/e e collettivi, che l’hanno accompagnata.

Appuntamento per tutte e a tutti stasera dalle 18 in poi nella redazione occupata di viale del Policlinco 131 primo piano per Occupylanotte: riflessioni, discussioni, performance art, musica, tango, drink. Fino all’alba …e poi si vedrà

il Cdr di Liberazione

 

A viale del Policlinico 131, dalle 19 in poi festeggiamo  insieme i tre mesi dell’occupazione. Aperitivo “all night long” e artisti che esibiranno le loro opere dal vivo. Venite numerosi, anche perché potrebbe essere l’ultimo appuntamento di #OCCUPY LIBERAZIONE.

Carissime, carissimi,
con molto rammarico non posso essere tra voi fisicamente per l’obbligo di presenza in consiglio Comunale dove si sta votando il PGT di Milano.
Ho seguito tutte le vostre iniziative per tenere in vita il nostro giornale e per difendere il posto di lavoro di poligrafici e giornaliste/i.
Ho, purtroppo, letto (sul manifesto) l’ultimo intervento del segretario del mio partito sulla vostra vicenda.
Da quanto ho capito Paolo Ferrero non risponde alle vostre richieste continuando a riferirsi alla mancanza di denaro nelle casse del PRC.
Sarò una sognatrice ed un’illusa ma mi chiedo per quale motivo il segretario di un partito che si chiama “comunista” risponda a voi con la stessa logica dell’onorevole Tabacci (assessore al bilancio della giunta Pisapia).
Ho più volte contestato, in Consiglio Comunale, il primato dell’economia sulla politica.
Quando poi , nelle riunioni di maggioranza ( di cui faccio parte) l’assessore dichiarava che di fronte alla contabilità, all’obbligo di pareggio di bilancio ecc.. è necessario vendere i ” gioielli di famiglia” come la SEA
(società a partecipazione comunale)… di fronte a questo ragionamento (simile a quello che sta facendo il governo Monti) ho replicato che allora non c’è
più bisogno di politici perchè bastano dei ragionieri per fare il bilancio di una città!
Forse vi sembrerò un’ingenua ma io penso e credo ( quasi ” in spe contra spem”) che una forza politica che ha come orizzonte il comunismo DEVE avere al
centro il lavoro, la difesa del lavoro ma non in astratto: parlo della difesa i lavoratori (e soprattutto dei suoi!!)
Oppure quello iato tra il dire e il fare tipico della cultura italiana, tanto impregnata dalla storia della Chiesa, è così radicato in tutti noi che anche “i migliori” nemmeno se ne accorgono di viverlo?
E veniamo a Liberazione.
Secondo me il problema che dovete/dobbiamo risolvere è rispondere alla domanda di quale fisionomia possa avere oggi un giornale di partito. Quale spazio
può trovare tra i lettori di sinistra? Se tutti i quotidiani, dal Riformista al manifesto, sono in gravissima crisi non sarebbe opportuno organizzare un momento collettivo di riflessione per
decidere come e se le varie espressioni della sinistra possano e debbano avere un proprio strumento di informazione?
E’ possibile per i giornali, ex giornali ex riviste della galassia della sinistra, provare ad invertire la frantumazione provando a collaborare
invece che lottare individualmente per la propria sopravvivenza?
Ovviamente tutto questo lo avrete già pensato in molte e molti. Ora si tratterebbe di provare ad attuarlo!
Consideratemi disponibile per ogni iniziativa che realizzerete per difendere il posto di lavoro ma anche per tenere viva l’idea di una società più giusta
ed uguale. Insomma per non far morire il progetto del comunismo.
Con grande affetto. Anita Sonego

Una conferenza pienamente partecipata è quella che è ancora in corso presso l’assemblea permanente di #occupyLiberazione. Presenti, tra gli altri, Vincenzo Vita, Franco Siddi, Paolo Butturini, Lelio Grassucci, Massimo Cestaro, solo per citarne alcuni, nonché colleghi di agenzie e quotidiani e Cdr ed Rsu di testate in crisi, come Terra e, ultimo, il Riformista.  Da tutti l’appello affinché il Governo definisca presto le modalità di riferimento dei finanziamenti ma, soprattutto, l’invito all’editore, Rifondazione Comunista, di «tenere aperta un voce che non può essere sospesa o peggio chiusa nonostante i finanziamenti certi che stanno per arrivare», riferiscono i rappresentanti della Federazione della stampa  e delle Rsu e affinché – ribadiscono Cdr ed Rsu – «anche dopo la sostanziale bocciatura del partito sulla chiusura del quotidiano espressa nell’ultima direzione Prc». Durante la conferenza è stato distribuito l’ultimo foglio autoprodotto dall’assemblea di OccupyLiberazione dal titolo “Liberazione deve riaprire, tu come la vorresti?” con gli interventi, tra gli altri, di Haidi Gaggio Giuliani, Monica Pepe, Imma Barbarossa, Gian Mario Gillio, Maria Rosa Cutrufelli, Daniele Vicari, Pasquale Voza, Emiliano Viccaro, Stefano Tassinari, Aurelio Mancuso, Pierpaolo Leonardi, Walter De Cesaris.

IL NOSTRO FOGLIO AUTOPRODOTTO: LIBERAZIONE DEVE RIAPRIRE, TU COME LA VORRESTI?

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Tensione durante la direzione nazionale di Rifondazione riunita oggi a Roma. L’ordine del giorno che voleva chiudere Liberazione in “fretta e furia”, e di cui potete leggere l’intero testo sul nostro blog, non riesce a passare. Dopo la richiesta di spiegazioni voluta da alcuni dirigenti toscani, si apre un’intensa discussione. Ferrero annuncia di voler impugnare l’accordo raggiunto nel 2009 da Rifondazione in cui si sosteneva che il partito non avrebbe più finanziato il giornale.  Si va al voto ma manca il numero legale…

 

Il volantino distribuito dalla Rsu – poligrafici di Liberazione durante la direzione di Rifondazione.
Il verbale di incontro in Regione distribuito dai poligrafici di Liberazione durante la direzione di Rifondazione. 

 

PERCHE’ RIFONDAZIONE COMUNISTA NON VUOLE PIU’ FARE UN GIORNALE?
17 DOMANDE A COMPAGNE E COMPAGNI DELLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PRC

Care compagne, cari compagni,
Oggi siete chiamati a decidere sul futuro di Liberazione e della sua redazione. Probabilmente quando pensate alla lotta dei lavoratori e delle lavoratrici del giornale lo fate con disagio, dispiacere, diffidenza, perplessità. A nostro parere ci separa un muro di disinformazione. E’ per questo che vi chiediamo qualche minuto di attenzione, per consegnarvi alcuni interrogativi nati dai fatti.

A) IL PARADOSSO DEL RIFINANZIAMENTO
1) Per motivare la sospensione “cautelativa” delle pubblicazioni di Liberazione lo scorso 31 dicembre la Mrc  ha indicato il taglio del 70% del Fondo per l’editoria, deciso dal governo Berlusconi e allora non colmato da Monti. Che prima di quel taglio il bilancio di Liberazione avesse praticamente  raggiunto il pareggio è stato sostenuto in ogni occasione: in particolare da Ferrero (lettera a Repubblica luglio 2011) e dalla stessa Mrc ai tavoli sindacali. Un incredibile risultato di risanamento, in larga parte dovuto, aggiungiamo noi, al draconiano piano di sacrifici cui i lavoratori e le lavoratrici hanno accettato di sottoporsi a partire dal  marzo 2011. Oggi un decreto già firmato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Catricalà ripristina ben 120 milioni nel Fondo (riducendo il taglio a circa il 20%). Serietà vorrebbe che, essendo variati profondamente i presupposti, l’ultimo piano di intervento fosse riscritto dalla Mrc alla luce delle novità: magari ancora un piano di sacrifici, chi dice di no, ma minori, e diversamente dosati. Al contrario,  il segretario Paolo Ferrero comunica non a noi, non alle parti sindacali, ma a un altro giornale (il manifesto 10 marzo), la decisione presa: «sospensione» di Liberazione fino a fine anno – leggi chiusura e rinuncia ai contributi pubblici (quali che siano, all’emanazione delle linee guida contenute nel decreto).  “Questo è quanto”, scrive Ferrero. Perché?
2) Come mai all’ultimo incontro alla Regione Lazio con la componente poligrafica (13 marzo) la Mrc esterna questa decisione (blocco del prodotto fino a fine anno e richiesta di cassa integrazione per tutti), non assume la novità del rifinanziamento del Fondo (quando la cifra di 120 milioni è stata confermata ufficialmente dal sottosegretario Peluffo in audizione alla Commissione Cultura della Camera), allude a nebulose “situazioni cambiate”, e rifiuta la disponibilità del rappresentante sindacale a firmare l’ultima proposta presentata ufficialmente dall’azienda stessa? Cosa mai è cambiato, se non in positivo, per la Mrc nelle ultime tre settimane?
3) Il governo torna a finanziare i giornali politici, di idee e cooperativi e annuncia che i nuovi criteri premieranno il passaggio online dei quotidiani come il nostro, purché conservino le loro caratteristiche editoriali e i loro livelli occupazionali. Perché la Mrc e Rifondazione comunista invece di ricominciare subito a fare il giornale, magari in Pdf (l’ipotesi di finanziare questa forma di pubblicazione, inventata e realizzata per quanto riguarda  Liberazione dai lavoratori in occupazione, è nata pensando espressamente al nostro caso), puntano all’azzeramento totale della redazione e del prodotto?
4) Dire che i finanziamenti che arriveranno a fine 2012 da quei 120 milioni sono tutti già spesi è un non senso. E’ ovvio che sia così: lo è sempre stato, da che la legge per l’editoria esiste. Un sistema malato fin che si vuole, ma che si è interamente basato sul rimborso delle spese sostenute l’anno precedente. Una partita di giro, che la Mrc come tutti gli altri editori interessati pratica da vent’anni, e che ora decide di interrompere stoppando il prodotto. Perché?
B) GIORNALI VERI E “FINTI”
4) Siamo ancora tutti convinti del fatto che i soldi pubblici debbano andare solo ai giornali “veri”, ossia quelli con una articolazione giornalistica, un organico adeguato, un minimo di lettori? Un prodotto in Pdf  composto da due pagine e fatto da due persone è un giornale? Merita i soldi pubblici?
C) CASSE VUOTE SI’ O NO
5) Se la Mrc è completamente senza soldi, perché ha preferito mettere in ferie coatte (dal primo gennaio all’8 febbraio) i lavoratori in contratto di solidarietà per poi pagare le retribuzioni piene? I soldi di un mese sarebbero bastati per due. La Fnsi – sempre schierata  per la prosecuzione della solidarietà per tutti/e – ha messo in guardia la Mrc sulla portata e l’assurdità di tale provvedimento. Risposta Mrc in data 23 febbraio, testuale: «il trascorso periodo dall’8 febbraio fino a nuova comunicazione è da considerarsi ferie». Non solo ferie coatte, anche ferie retroattive a insaputa dell’interessato/a? Per pagare a stipendio pieno anche febbraio e metà marzo? Per dilapidare in due mesi e mezzo le risorse sufficienti a coprire il costo del lavoro di cinque mesi? A che scopo? Con quale logica?
D) SOLDI PUBBLICI, SOLDI DEL PARTITO, SOLDI NOSTRI
6) Che un editore, che ha liberamente deciso di fondare e mantenere un giornale, ci investa del denaro è piuttosto normale. Non solo, i contributi pubblici ai giornali sono rimborsi delle spese fatte. E la legge prescrive che il finanziamento ricevuto sia inferiore al 70% di questi costi. Ferrero ha scritto al manifesto lamentando che Rifondazione ha “dato” a Liberazione 5 milioni in tre anni (2008-2010). In quei tre anni, però, ha anche ricevuto per il giornale circa 12 milioni di euro. Solo negli ultimi otto anni i milioni di euro erogati dallo Stato alla Mrc sono stati circa 30 (fonte: Dipartimento per l’Editoria presso la Presidenza del Consiglio) . Lo Stato finanzia i giornali, ma non a costo zero. Probabilmente altri editori compensano la parte eccedente di spese con i ricavi. Con quale logica i dirigenti del Prc protestano sul denaro speso per il loro quotidiano?
7) Come mai il Prc ha liquidato sbrigativamente la proposta dei lavoratori di Liberazione di procedere per alcuni mesi a una donazione al partito pari al 50% del costo lordo del lavoro, tale da coprire interamente o quasi la differenza tra la disponibilità dichiarata dall’editore e la somma necessaria per mantenere tutti/e al lavoro in solidarietà al 60%? Come mai la Mrc afferma che tale proposta non è mai stata presentata a un tavolo, quando è stata presentata al tavolo nazionale del primo febbraio riunito a viale del Policlinico, assenti i segretari nazionali Siddi (Fnsi) e Cestaro (Slc Cgil), presenti entrambe le loro delegazioni al completo, nonché la delegazione Fieg (Moschetti e Pastorino), e i conti sono stati esaminati e non contestati dal consulente Prc Belisario? Come mai, se è vero che la Mrc ha raccolto pareri legali contrari alla proposta, non ha invitato a un confronto i legali della Fnsi – dichiaratamente disponibili -, che la proposta hanno elaborato? Come mai, se la proposta configura una “distrazione di fondi pubblici” per via della sussistenza del contratto di solidarietà (come insinuato), la Fiom ha firmato insieme a Film, Uilm e Slai Cobas un accordo del tutto coincidente alla Sisme di Como, che assorbe il 40% del totale dei contratti di solidarietà stipulati in Lombardia?
E) DIRIGENTI E DIPENDENTI
8) Perché il denaro speso per Liberazione, e i vari salvataggi del giornale, vengono rappresentati come un’elargizione ai lavoratori dipendenti ? Il Prc  dicendo che si è “dissanguato” per il giornale vorrebbe sostenere di aver mantenuto in piedi Liberazione per generosità verso giornalisti e poligrafici?
9) E’ accettabile far pagare ai lavoratori dipendenti la crisi prodotta da amministratori e direttori che loro non hanno né scelto né confermato?
10) La durissima ristrutturazione del 2011 poneva rimedio a un deficit pregresso, trascinato molto a lungo negli anni. Dov’erano gli attuali dirigenti del Partito mentre quel “buco” si produceva? Erano semplici militanti o ricoprivano incarichi di responsabilità?
F) LOTTE E DIRITTI
11) Essere pagati per il proprio lavoro è una pretesa di cui giustificarsi? Essere tutelati da un contratto collettivo nazionale una colpa? Essere pagati ai minimi della propria anzianità e mansione un misfatto? Avere la retribuzione dimezzata da un contratto di solidarietà e reintegrata secondo la legge dall’istituto di previdenza un fallo?
12) Quando il datore di lavoro che procede ai tagli è un partito di sinistra può parlare impunemente di “strada obbligata” e “decisione oggettiva”?
G) GUERRA TRA POVERI
13) Combattere per non andare in cassa integrazione e non perdere il lavoro offende  altri lavoratori che in cassa ci sono finiti o il lavoro l’hanno perso? Andare docilmente in cassa integrazione e perdere docilmente il lavoro li aiuterebbe in qualche modo?
14) Quando il datore di lavoro è un partito di sinistra  può impunemente contrapporre gli interessi di un gruppo di propri dipendenti a un altro, accreditando la tesi che le retribuzioni e il futuro degli uni dipendano dalla sconfitta delle lotte degli altri?
H) PROFESSIONE GIORNALISTICA
15) L’autonomia del giornalista, cioè la sua facoltà di non scrivere sotto dettatura dell’editore, è una garanzia democratica o l’insopportabile privilegio di una casta? Il fatto che l’editore sia un partito di sinistra ovviamente capovolge la risposta?
16) Eliminare una redazione pensante che si pone come un soggetto vale la perdita del contributo pubblico e la rinuncia al prodotto per un anno intero?
I) LETTORI E LETTRICI
17) Pagare giornalisti e poligrafici a stipendio pieno per due mesi e mezzo impedendo loro di produrre il giornale è onesto verso i lettori e le lettrici che ci sostengono da anni? Bloccare le pubblicazioni (carta, Pdf, sito, nonostante la disponibilità di tutti i dipendenti a proseguirle) con il pretesto della “punizione” rispetto a prese di posizione sgradite delle rappresentanze sindacali per presentarsi senza prodotto agli interlocutori istituzionali è trasparente, in particolare verso lettori e lettrici? Chiedere sottoscrizioni e poi rinunciare al contributo pubblico quando finalmente arriva è leale verso lettori e lettrici? Cosa avremmo dovuto rispondere a compagne e compagni che al corteo Fiom di sabato scorso chiedevano a noi perché, ora che vengono stanziati i fondi pubblici, il giornale non riprende le pubblicazioni?

Le lavoratrici e i lavoratori di #OccupyLiberazione

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LIBERAZIONE, CRONOLOGIA DELLA VERTENZA
16 dicembre 2011 – 16 marzo 2012

16 marzo Direzione nazionale Prc.  All’esame la sospensione del giornale fino a fine anno e il ricorso alla cassa integrazione a zero ore per tutti i dipendenti. Discussione animata. L’odg non viene approvato per mancanza di numero legale.
13 marzo Convocazione alla Regione Lazio per la componente poligrafica. La Mrc rifiuta di considerare la novità positiva dei  120 milioni stanziati dal governo, sostiene il mancato accordo e quindi  la decisione anticipata da Ferrero sul manifesto: niente giornale per tutto il 2012, tutti in Cassa a zero ore. La Rsu si offre invece di firmare l’ultima proposta della stessa azienda, quella presentata il 21 febbraio. L’azienda rifiuta. Il funzionario regionale aggiorna l’incontro (anche per la componente giornalistica) al 20 marzo
11 marzo Dino Greco si accoda in una intervista a paesesera.it:  la «sospensione» delle pubblicazioni «è ormai un dato inequivocabile»
10 marzo Il segretario di Rifondazione comunista scrive una lettera al manifesto: «non ci resta che sospendere le pubblicazioni e verificare a fine anno se saremo in grado di riprendere una qualche forma di pubblicazione»
9 marzo Occupyliberazione partecipa alla manifestazione nazionale della Fiom con alcune migliaia di copie del proprio foglio autoprodotto che racconta lotte sociali e movimenti dai No Tav al giornale autogestito greco Eleftherotypia, dall’Omsa ai lavoratori dei Wagon-Lits, dagli operai di Melfi all’occupazione romana di donne Lucha y Siesta
7 marzo la Mrc corrisponde un acconto sullo stipendio di febbraio
6 marzo il sottosegretario Peluffo conferma alla Commissione Cultura della Camera le anticipazioni giornalistiche dei giorni scorsi: il rifinanziameno del Fondo c’è, ammonta a 120 milioni. Il taglio rispetto allo scorso anno non è più del 70% ma del 20. Attendiamo reazioni positive dal nostro editore
1 marzo la Mrc salda l’intero ammontare degli stipendi di gennaio
28 febbraio cena sociale in occasione dei due mesi di Occupyliberazione
27 febbraio la Mrc non gradisce la controproposta Fnsi e informa di aver trasmesso le proprie bozze alla Regione
24 febbraio la Fieg invia il suo piano per i giornalisti alla Fnsi: 9 casse integrazioni a zero ore senza rotazione (il resto in contratto di solidarietà al 60%). Quando a maggio l’azienda renderà nota la sua progettualità, «per coloro che non risulteranno indispensabili alla realizzazione delle nuove esigenze produttive proseguirà l’intervento di Cigs» (con scadenza 30 marzo 2013). «Viene meno a partire dal 2 gennaio 2012 l’anticipazione a carico dell’Azienda del trattamento di integrazione».
La Fnsi replica: solidarietà per tutti al 60% da marzo (proseguendola al 52% nei mesi di gennaio e febbraio previa verifica della disponibilità dei singoli giornalisti a ignorare la collocazione in ferie forzate), ok al pagamento diretto da parte dell’Inpgi , sollevando la Mrc dall’impegno delle anticipazioni
23 febbraio la Mrc rende noto tramite mail individuali che dall’8 febbraio eravamo tutti in ferie retroattive (anche se non lo sapevamo) “fino a nuova comunicazione”
21 febbraio tavolo poligrafico alla Fieg. La proposta dell’azienda per i poligrafici: 7 casse integrazioni, il resto in contratto di solidarietà, 5 al 60%, 2 al 20%. La Rsu non firma
16 febbraio incontro in azienda con i poligrafici. Emerge una proposta della Rsu: 4 in Cassa (con richiami per formazione per tre colleghe), il resto in solidarietà al 60%
15 febbraio terzo appuntamento alla Regione. La proposta dell’azienda per i giornalisti: a scelta, o 12 in cassa e 5 in solidarietà, oppure tutti in cassa a rotazione su 3 posti. La Fnsi spiega che la Mrc, avendo incautamente imposto le ferie a tutti/e (compresi gli 11 colleghi in Cassa integrazione da marzo 2011) si è assunta il pesante onere di pagare gli stipendi pieni. Visto che la donazione viene rifiutata, offre il contratto di solidarietà per tutti portato al massimo conpagamento diretto da parte dell’Inpgi. Anche i poligrafici rilanciano: solidarietà per tutti
13 febbraio colloqui tra l’amministratore Gelmini e i dipendenti: oggi cerca 9 (?!?) giornalisti pronti ad andare volontariamente in Cassa. E 4 poligrafici, che ci sono, ma l’azienda pregherà che 2 rinuncino perché tutti attivi nel settore della produzione. Comunicato Cdr-Rsu per rilanciare la proposta della donazione. Silenzio. Nei corridoi Mrc e Prc continuano a far circolare la voce che si tratti di “distrazione di fondi pubblici”. Dovrebbero farlo sapere alla Fiom: alla Sisme di Como, azienda che assorbe il 40% del totale dei contratti di solidarietà stipulati nella intera Lombardia, la Fiom il 16 febbraio firmerà insieme a Fim, Uilm e Slai Cobas un accordo che vede gli operai devolvere alla proprietà una parte dello stipendio per evitare la delocalizzazione e salvare i posti di lavoro
10-12 febbraio Tre giorni su “Reddito, beni comuni, democrazia” al Teatro Valle. Intervento di Occupyliberazione sull’informazione come bene comune
9 febbraio la Mrc corrisponde un acconto sullo stipendio di febbraio
8 febbraio incontro alla Fieg. In seduta ristretta con la sola Fnsi salta fuori la proposta più soft: 5 in cassa integrazione, il resto in solidarietà al 60%. La Fnsi replica: tutti in solidarietà al 60%, e in caso di accordo l’integrazione degli stipendi potrà essere anticipata dal fondo del sindacato. La Mrc ci deve pensare su
7 febbraio secondo appuntamento alla Regione, ma salta per via degli incontri in azienda, che si prolungano. “Impercorribile” secondo l’azienda, la proposta di donazione viene accantonata senza il minimo approfondimento. La proposta della Mrc per i giornalisti: lavoreranno il direttore e la vice più 2 colleghi (oppure 4 in solidarietà), gli altri in cassa a rotazione. Per i poligrafici: 1 in produzione, più 1 amministrativo (oppure il doppio, utilizzando la solidarietà), gli altri in Cassa. Rifiutiamo
6 febbraio conferenza stampa dei lavoratori di Liberazione a Stampa Romana per lanciare la proposta della donazione ancora senza risposta. “Madrine” e “padrini”: Adele Cambria, Walter De Cesaris, Paolo Butturini, Gian Mario Gillio, con Sandro Portelli, Anna Simone, Giulio Marcon, Pietro Raitano, i lavoratori della Nuova Bulleri di Pisa, e Andrea Purgatori, don Andrea Gallo, Cristina Tajani. Pur sollecitato da giornalisti di altre testate, il Prc tace
4-5 febbraio Tutti i giornalisti tranne uno e tutti i poligrafici tranne tre firmano formali dichiarazioni di disponibilità alla donazione. (Nei giorni successivi due firme di giornalisti saranno ritirate)
1 febbraio primo appuntamento alla Regione nel pomeriggio. La mattina tavolo comune Slc – Fnsi (in azienda, perché la Fieg si rifiuta di ospitare tavoli comuni tra giornalisti e poligrafici) con i segretari nazionali Siddi e Cestaro. Usciti loro, ma alla presenza delle due delegazioni al completo e della delegazione Fieg, presentiamo la nostra nuova proposta: una donazione pari al 50% del costo lordo del lavoro, in modo da coprire interamente la differenza non sostenibile secondo l’azienda, fino al chiarimento da parte del governo (completata da una cassa comune solidale). Risposta: andate un po’ in Cassa integrazione intanto che la analizziamo. Poi no secco della Fieg. L’amministratore Mrc mette in dubbio la veridicità delle adesioni al mandato scritto votato in assemblea. Corsa in Regione. Il funzionario esorta al proseguimento del confronto
1 febbraio Esce sui giornali l’appello “Non uccidete Liberazione” che chiede “Fondi all’editoria e regole chiare, subito. Liberazione in Pdf e sito internet riattivati da domani. Prodotto vivo e lavoratori vivi al tavolo del confronto”. Centinaia le firme raccolte, tra cui quelle di Manisco, Castellina, Ken Loach, Rossanda, Haidi Gaggio Giuliani, Ilaria Cucchi, Bruna Bellonzi Curzi, Candida Curzi, Dario Fo, Franca Rame, Don Andrea Gallo, Paolo Rossi, Minà, Camusso, Landini, Cremaschi, Airaudo, Rinaldini, Paolo Beni, Gad Lerner, Remondino, Enrico Ghezzi, Giuseppe Giulietti, Vincenzo Vita, Sandro Portelli, Bruno Cartosio, Manuela Cartosio, Massimo Carlotto, Francesca Koch, Federica Sciarelli, Mario Tozzi, Antonello Venditti, Roberto Natale, Francesco Carofiglio, Aurelio Mancuso, Pappi Corsicato, Andrea Purgatori, Alessandro D’Alatri, Johnny Palomba, Daniele Vicari, Massimo Ilardi, Stefano Corradino, Oreste Scalzone, Franco Piperno, Simone Cristicchi, Pippo Delbono, Valentina Lodovini, Darwin Pastorin, Giovanni Rossi, Paolo Serventi Longhi, Roberto Seghetti, Paolo Butturini, Letizia Paolozzi, Bia Sarasini, Pierpaolo Leonardi, Fabrizio Tomaselli, Nunzio D’Erme, Andrea Alzetta, Lea Melandri, Maria Schiavo, Emanuela Moroli, Bianca Pomeranzi, Maria Rosa Cutrufelli, Bruno Tucci, Cdr di City, Terra, Manifesto, Unità, Radio Onda d’Urto
28 gennaio un mese di #Occupy Liberazione. “Lavoro, diritti, informazione”, dibattito in redazione con Action, Forum del Terzo settore, esponenti del Prc, Cdr di altre testate
27 gennaio pomeriggio il Cdr e la Rsu incontrano Paolo Ferrero per presentargli una proposta: in attesa delle decisioni del governo sul Fondo, i lavoratori e le lavoratrici si offrono di finanziare il giornale con la formula del prestito d’onore (60% a vuoto, 40% da restituire in tempi da concordare) per compensare la differenza tra il costo di lavoro sostenibile secondo l’azienda e quello necessario per poter mantenere tutti e tutte al lavoro in solidarietà. Risposta: siamo interessati solo se la parte a fondo perduto copre interamente la differenza
27 gennaio mattina una delegazione di #Occupy Liberazione partecipa con un volantino alla manifestazione nazionale di Roma contro il governo Monti organizzata dal sindacalismo di base. Protestiamo contro i tagli all’editoria e chiediamo l’immediato ripristino dei fondi
26 gennaio partecipiamo al sit in dei giornalisti precari “Siamo tutti Giovanni Tizian”
25 gennaio”Riprendere il dialogo per salvare e rilanciare Liberazione”, appello di iscritti al Prc
23 gennaio il documento di chi si è dissociato dall’assemblea del giornale, che a detta degli interessati era stato concepito per la sola circolazione interna, viene pubblicato sul sito di Liberazione (in teoria bloccato da giorni) corredato da 3 firme di colleghi poligrafici e successivamente dalla adesione di un collaboratore esterno e una collaboratrice fissa, pensionata
22 gennaio organizziamo in redazione “Altrochecasta”, maratona di testimonianze sulla realtà concreta del lavoro giornalistico
21 gennaio incontro nella redazione occupata di Liberazione tra i lavoratori del giornale e una delegazione dell’Unione Inquilini
Documento di dissociazione dalla linea sindacale presentato in assemblea da 4 colleghi giornalisti
20 gennaio Incontro esplorativo in azienda con poligrafici. La proposta Mrc: direttore, vice, un giornalista e un poligrafico (ma potrebbero diventare due) per un costo del  lavoro di 25mila euro circa al mese
19 gennaio Sit-in “indignados” e accampamento di tende al Pantheon per il pluralismo dell’informazione. Lettera-comunicato ai lettori pubblicata sul sito. La Mrc blocca anche il sito, che d’ora in poi diventa una vetrina immobile affollata esclusivamente di comunicati incrociati contro la battaglia dei lavoratori e i loro rappresentanti. L’assemblea decide di dar vita al blog occupyliberazione.wordpress.com
18 gennaio Sit-in per il pluralismo a Montecitorio. Volantino contro i “furbetti dell’editoria”. Comunicato stampa per denunciare che la Mrc chiede la firma delle organizzazioni sindacali per un giornale “finto”. Mrc e direttore comunicano che il Pdf è sospeso
17 gennaio tavolo dei giornalisti alla Fieg. Espulsi dal tavolo i colleghi poligrafici Angeloni e Gaudioso che avevamo invitato come uditori. Presentato piano 2 pagine – 2 persone. Assemblea serale con Giampaolo Gozzi e Guido Besana della Fnsi. Si decide di denunciare pubblicamente il piano e di bloccare per protesta il Pdf. Nessun intervento contrario
14 gennaio intervento delle lavoratrici e dei lavoratori al Cpn di Rifondazione che vota un ordine del giorno per chiedere il rifinanziamento del Fondo per l’editoria e la salvezza del giornale. Segue invito nella redazione occupata per un aperitivo da prendere insieme. Partecipano diversi compagni e compagne
13 gennaio l’intera giornata viene dedicata a un’assemblea no stop di confronto con il direttore. Per questo motivo non viene fatto il giornale in Pdf.
#OccupyLiberazione ospita la riunione di giornaliste precarie che prepara il sit-in “Siamo tutti Giovanni Tizian”. Le colleghe intervengono in assemblea per spiegare la loro lotta
12 gennaio sera spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella a #OccupyLiberazione e dibattito con il pubblico folto che riempie la Sala Libertini
12 gennaio scoppia il “caso Left”: i lavoratori apprendono che il numero in uscita della rivista ospita sotto la testata Liberazione 4 pagine con articoli scritti dal direttore e da un collega. Ribadendo la convinzione che non si salvano le testate giornalistiche senza i lavoratori che le fanno vivere (già espressa per stoppare analoghi tentativi della direzione di far “cangurare” la prima pagina di Liberazione da manifesto e Unità) l’assemblea decide di bloccare per protesta il giornale in Pdf (la cosa viene spiegata ai lettori inserendo una breve comunicazione sul sito) e di chiedere un confronto al direttore
11 gennaio “Rifondazione rinuncia al contributo pubblico per Liberazione?” conferenza stampa alla Camera con Giovanni Rossi, Massimo Cestaro, Vincenzo Vita, Beppe Giulietti, Cdr di altre testate a rischio. Replica pubblica di Ferrero che smentisce recisamente
6 gennaio in occasione della Befana una delegazione di #OccupyLiberazione consegna un cesto di carbone a Palazzo Chigi e una lettera al presidente Monti per protestare contro i tagli alle spese sociali e l’attacco al pluralismo dell’informazione
5 gennaio riunione di Cdr e Rsu di diverse realtà a #OccupyLiberazione, si studiano iniziative da mettere in piedi subito (la prima la realizzeremo noi il 6 gennaio). Riflessione sui rapporti tra giornalisti e poligrafici, molti si dicono colpiti dalla nostra lotta unitaria
4 gennaio parte il giornale in Pdf, con al centro #OccupyLiberazione: alcune pagine più direttamente collegate alla lotta della redazione e alla battaglia per il pluralismo
31 dicembre #Occupy 2012, festa di fine d’anno nella redazione occupata di Liberazione
30 dicembre conferenza stampa fiume in redazione organizzata dall’assemblea permanente per spiegare i motivi dell’occupazione e annunciare l’uscita del giornale in Pdf. Invitati Roberto Natale (Fnsi), Massimo Cestaro (Slc), Lucio Manisco, Gian Mario Gillio (Confronti), Pier Francesco Favino, Benedetto Vecchi (manifesto), Maria Giovanna Fajella (commissione Lavoro autonomo Fnsi), Cdr di Terra, un rappresentante dei precari della scuola, un rappresentante degli edicolanti , Dino Greco. Tra i tanti messaggi di solidarietà quello dei lavoratori delle carrozzerie di Mirafiori
29 dicembre blitz di protesta all’ingresso della conferenza stampa di fine anno di Monti.
Il Comitato per la libertà di informazione sposta simbolicamente la sua sede nella redazione occupata
28 dicembre l’assemblea permanente di Liberazione decide l’occupazione: da allora ogni giorno lavoratrici e lavoratori dormono coi sacchi a pelo in redazione. Nasce #OccupyLiberazione. L’assemblea lancia l’ipotesi di continuare il giornale in formato Pdf e la propone al direttore, che accetta
27 dicembre Tavoli nazionali presso la Fieg. Le rappresentanze sindacali presentano una proposta di mantenimento di un giornale cartaceo essenziale a distribuzione ridotta, con taglio del costo del lavoro tramite innalzamento al massimo della solidarietà e aumento dei ricavi con un ritocco del prezzo di copertina. L’azienda la respinge, e comunica la sua “decisione irreversibile”: stop alle pubblicazioni cartacee, e Cassa integrazione per tutti a zero ore come “strada obbligata”. Cdr e Rsu chiedono nel loro comunicato “Chi vuole chiudere Liberazione?”. Comunicati di analoga severità da Asr, Fnsi e Slc Cgil. La Mrc disdetta gli accordi precedenti
26 dicembre Affollato Santo Stefano in redazione: lettori, amici e altri lavoratori in lotta ci portano la loro solidarietà, tra gli altri i lavoratori dei Treni Notte che resistono ai licenziamenti sul tetto di un edificio di proprietà delle Fs sulla via Prenestina di Roma
22 dicembre incontro tra Cdr e Rsu di Liberazione e il sottosegretario Malinconico. Al termine il sottosegretario si impegna a consentire la «continuità editoriale e occupazionale» di una testata «di particolare rilievo» come Liberazione, che la Presidenza del Consiglio intende «tutelare e valorizzare»
21 dicembre tavoli nazionali presso la Fieg con la Fnsi e le organizzazioni dei poligrafici. La Mrc annuncia la sospensione delle pubblicazioni come una “decisione oggettiva”. Nessuno spazio di discussione. Già bloccati i contratti con distribuzione e tipografie. Unica possibilità ipotetica: una “fiammella” da tenere accesa sul web  (direttore 2 giornalisti e un poligrafico)
20 dicembre pomeriggio, sit-in davanti al Quirinale mentre Napolitano riceve i direttori dei quotidiani
20 dicembre mattina, sit-in con slogan e cartelli dei lavoratori di Liberazione davanti alla sede della Fnsi a Roma. Consegna di una lettera aperta al sottosegretario all’editoria Malinconico e alla ministra del welfare Fornero. Alla richiesta dei lavoratori Malinconico si dice disponibile a incontrare una loro delegazione
19 dicembre i lavoratori di Liberazione partecipano alla conferenza stampa indetta dai sindacati degli edicolanti, che annunciano tre giorni di sciopero contro la liberalizzazione minacciata contro la loro categoria, presso l’Hotel Nazionale davanti a Montecitorio
17 dicembre una delegazione dei lavoratori di Liberazione interviene all’assemblea nazionale del Coordinamento No Debito che si svolge a Roma
16 dicembre la Mrc, società editrice di Liberazione (socio unico Rifondazione Comunista) comunica ai lavoratori  che dal 1 gennaio sospenderà “in via cautelativa” le pubblicazioni del giornale a seguito della riduzione retroattiva del 70% del finanziamento pubblico per i giornali cooperativi, di idee e di partito decisa dal governo Berlusconi e confermata dal governo Monti. I lavoratori danno vita a un’assemblea permanente

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